Dove eravamo rimasti?

Giorno 3.

(Il sud-ovest dell’Islanda – Una vita posto finestrino qui potete recuperare la prima parte)

Una giornata intensissima, tanti km macinati e posti bellissimi visitati.

Siamo partiti da Reynisfjara Beach, la famosa spiaggia con la sabbia nera e le sue colonne di roccia lavica frastagliate che svettano in mezzo al mare come se fossero dei fari. Spiaggia molto famosa, purtroppo, anche per le sue onde anomale, infatti bisogna prestare tantissima attenzione quando la si visita, poiché si potrebbe finire risucchiati dall’oceano.

Noi in quel mercoledì mattina l’abbiamo ammirata dal promontorio dominato dal faro di  Dyrhólaey, che si affaccia sull’omonima penisola, ovviamente di origine vulcanica, con il suo enorme arco di lava nera, che ti apre una finestra sul mare.

Piccola curiosità: “hóla” significa collina, mentre “eyja” significa isola.

Non potevamo scegliere posto migliore per ammirare il panorama, appena scesi dalla macchina ci siamo ritrovati di fronte all’oceano che si infrangeva su una spiaggia nerissima, con la vegetazione che arrivava praticamente nell’acqua

Siamo arrivati con il sole, tempo 10minuti l’Islanda ci ha ricordato che lei comanda e quindi pioggia, sole, pioggia di nuovo e vento…

Ah! Non ve l’ho mai detto, l’Islanda regala arcobaleni in continuazione, dalle cascate, dal cielo, ovunque.

Proseguiamo per la seconda tappa, Svartifoss, la cascata nera, quela che mi ha rubato il cuore,

Sarei rimata ore e ore a guardarla, ad ascoltare il rumore incessante dell’acqua infrangersi sul terreno. Per raggiungerla si fa un mini-trekking, immerso nella natura, è nascosta in tutta la sua bellezza, creando un teatro naturale grazie alle rocce di basalto di origine vulcanica, che le fanno da palcoscenico.

Tornati soddisfatti alla macchina esordisco son: “Adesso andiamo in un posto che ti piacerà un sacco, una laguna ghiacciata!”

“Ma siamo ad ottobre, non ci sarà nemmeno l’acqua!”

“Fidati di me!”

Siamo nel Parco nazionale più grande d’Islanda e secondo in Europa, infatti siamo ai piedi del ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa.

Siamo così partiti per la laguna di Jökulsárlón, ( “laguna del fiume del ghiacciaio”) dove gli iceberg che galleggiano nell’acqua creano un paesaggio surreale, di un celeste che ammaglia. ( Gli Iceberg,  si staccano dal ghiacciaio che è alle spalle della laguna). 

È una delle maggiori attrazioni del sud-est dell’isola e come in tutti i luoghi molto turistici, qui potete fare delle escursioni con pullman con ruote che sembra quasi un battello, o andare con il kayak o in gommone, tutte escursioni con prenotazione consigliata.

Alle spalle della laguna si trova Diamond beach, la spiaggia nera con i diamanti, cosa sono i diamanti? Pezzi di ghiaccio degli iceberg che si staccano e arrivano fino al mare.  (noi abbiamo avuto la fortuna di assistere a questo fenomeno mentre facevamo le foto alla laguna).

La spiaggia brilla di luce propria, se cercate attentamente nel mare, noterete le foche che si rilassano sul ghiaccio o che nuotano beatamente.

Ma soprattutto se ascoltate bene, quando le onde si infrangono sulla costa, sentirete lo scricchiolare del ghiaccio a contatto con l’acqua, un suono meraviglioso.

Abbiamo ovviamente fatto 1000 foto e ne avrei fatte altre 2000, ma ci aspettava il viaggio di ritorno a Vik.

Eravamo stanchissimi, abbiamo cenato, bevuto una birretta in un posticino carinissimo e nonostante la stanchezza abbiamo cercato l’aurora, ma niente nemmeno per oggi, solo un  cielo limpidissimo, ma per ora va bene così.

La laguna ghiacciata
Diamond Beach